Ti è mai capitato di svegliarti la mattina e pensare al Problema?
Sì, il Problema con la P maiuscola. Per lo più si tratta dell’ultimo pensiero che ci ha attraversato la mente un’istante prima che ci addormentassimo per ripresentarsi, puntuale e impeccabile, al nostro risveglio.
E poi, come il ticchettio di un orologio, ci accompagna in bagno a far pipì e a lavarci i denti, scandisce il ritmo della colazione e della vestizione, sale con noi in pullman mentre andiamo al lavoro e ci resta accanto fedele come una zecca infilata nella pelle.
È una vera seccatura, lo so. Ma ho scoperto che possiamo farne a meno ed è più facile di quel che si possa immaginare.
Mi ricordo benissimo quando ho sperimentato per la prima volta una soluzione che, da allora, metto in pratica con regolarità e non mi ha ancora delusa.
Era inverno inoltrato e, in quel periodo, stavo gestendo un cliente molto molto difficile e decisamente maleducato. Pativo la sua aggressività e il linguaggio offensivo al punto che, ogni volta che si avvicinava una riunione o anche una semplice telefonata con lui, l’ansia si traduceva in cattivo umore e mal di testa lancinanti. Per comodità, lo chiamerò Signor Burns.
Ero giunta al termine di un grosso lavoro per il Signor Burns e l’indomani mi spettava la riunione conclusiva con relativa valutazione dell’attività. Sapevo di aver fatto un ottimo lavoro, ma questo non mi dava alcuna garanzia sul trattamento che mi sarebbe stato riservato.
Non ero affatto capace, a quei tempi, di pensare “Massì, chissenefrega! Che dica quel che vuole, il Signor Burns.” No, decisamente non ero capace.
La notte prima del fatidico incontro, ricordo perfettamente che le provai tutte: doccia calda con essenze rilassanti, tisana per il riposo, film romantico con lieto fine. Ma, niente, quando spensi la luce sul comodino mi ritrovai il Signor Burns seduto sulla testa. E lì restò tutta la notte per darmi, poi, il “Buongiorno!” dopo un pessimo e agitato sonno.
Come da copione, il Signor Burns venne in bagno con me, scegliemmo insieme i vestiti per la giornata, demmo da mangiare al gatto, bevemmo il caffè e uscimmo di casa.
Giunta alla fermata con il mio cliente seduto in testa, salii sul pullman già stanca alla sola idea di iniziare la giornata. Per tutto il tragitto, non feci altro che costruire gli scenari più catastrofici di quella che, da semplice riunione di debriefing, si era ormai tramutata nell’impatto dell’asteroide di Armageddon sul pianeta Terra.
Poi d’un tratto una voce ruppe il silenzio assonnato del pullman e, con esso, la fine del mondo che stavo accuratamente elaborando:
“Mamma, guarda! Un aerio!”
Una bimba minuscola, da sotto il mio ginocchio indicava il finestrino molto più in alto di lei. Il suo entusiasmo era tanto incontenibile che non potei far altro che voltarmi alla ricerca di quell’incredibile “aerio” nel cielo.
Quello fu l’attimo perfetto.
Mi bastò spostare lo sguardo dai piedi al cielo ché il Signor Burns cadde rovinosamente a terra dissolvendosi come una bolla di sapone.
Già.
Perché il cielo è più grande.
Il cielo è molto più grande del Signor Burns e della maggior parte dei nostri Problemi.
In quel preciso istante mi resi conto che là, sopra la mia testa, lo spazio e il tempo avevano proporzioni molto diverse dalle mie.
Un anno della mia vita è un sospiro, una settimana un soffio, la riunione con il Signor Burns niente più che uno starnuto.
Quel che ho inteso in un attimo, grazie a una bambina piccolissima, è che la dimensione delle cose è una questione estremamente soggettiva e momentanea e basta pochissimo per stravolgere le nostre certezze.
È certamente vero che ci sono questioni che non hanno proporzioni, situazioni che mettono in discussione anche il cielo stesso. Ma non è il caso della maggior parte dei semplici Problemi che quotidianamente attentano alla nostra felicità.
Per questi ultimi la soluzione è semplice.
Guarda il cielo.
Se è macchiato da un “aerio”, una nuvola o un uccello in volo, meglio ancora.
In questo modo avrai ben chiaro davanti agli occhi quanto sia più grande lui di te e dei tuoi Problemi. Riuscirai a ridimensionarli e a lasciarli esplodere come bolle, a riprendere in mano la tua giornata e un pezzetto di vita.
A volte basta davvero poco, e, anche se il cielo è grande, basta un piccolo sguardo per lasciare che si prenda cura di noi.
Ah, se ti stai chiedendo come sia andata la riunione con il Signor Burns…non me lo ricordo!
Ma è ancora un mio cliente e, sebbene non l’abbia mai visto sorridere, a volte lo guardo come fosse una bolla di sapone e lui si lascia dissolvere da uno sguardo, disperdere nel vento e sbriciolare nell’azzurro del cielo.
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